Attualità
La CGIL con il convegno di oggi al George Hotel di Barcellona vuole mettere a confronto idee, proposte e un percorso di mobilitazione e di coinvolgimento della cittadinanza
Il dott. Nunziante Rosania ha sollevato la mancanza di strutture idonee in provincia per quei soggetti che hanno bisogno di strutture per la psichiatria.
Roberto Molino, in rappresenta del primo cittadino, è importante il ruolo dei sindaci del territorio per incidere a livello regionale sulla sanità locale.
Anche il presidente dell’ordine dei medici di Messina, il dottor Giacomo Gaudo, ha evidenziato il ruolo dei medici di famiglia, in questi due anni di pandemia, il loro ruolo è stato assai prezioso. Il dottor Giuseppe Saia, in linea di massima, è sembrato in piena sintonia col presidente dei medici di Messina, esprimendosi per la tutela della salute territoriale. Per Concetta Ballistreri, Segretaria Generale SPI/CGL Sicilia bisogna fissare un incontro con l’Assessore regionale Ruggero Razza per illustrare tutte le problematiche che esistono sul territorio e risolverli.
Significativo l’intervento di Suor Marilena Mercurio, (educatrice) si è soffermata su come sia difficile per le persone con basso reddito gestire le loro malattie, soprattutto le fasce più deboli, quando si debbano rivolgere ad ambulatori privati, hanno serie difficoltà di potersi curare.
Con Salvatore Chiofalo, organizzatore del Convegno di oggi, ci soffermiamo a lugo ed afferma: l’azione Sindacale sulla questione preminente e assoluta del diritto alla salute e dell’offerta sanitaria nel nostro comprensorio partendo dallo stato attuale delle criticità per affrontare in chiave rinnovata tutta la partita dei fondi aggiuntivi per il SSN messi a disposizione dallo stato nel quadro del Pnrr (piano nazionale di ripresa e resilienza) già esitato dalla competente commissione dell’ARS.
Il quantitativo delle somme messe a disposizione - spiega Salvatore Chiofalo - per innovare il lacunoso sistema sanitario siciliano sono importanti: € 772.462.000 pari al 9,64% della somma complessiva prevista nazionalmente la quale ammonta a 20,23 miliardi. Il piano nazionale prevede l’implementazione, per rinnovare il sistema infrastrutturale sanitario del paese, secondo due direttrici: il potenziamento dell’assistenza territoriale con nuove strutture con la realizzazione degli Ospedali di comunità e delle case di comunità rafforzando al contempo l’assistenza domiciliare integrata e lo sviluppo della telemedicina e dall’altro con il rafforzamento del capitale umano, organici e professionalità, e la digitalizzazione.
Si tratta dell’unica occasione, da non sprecare, che il mezzogiorno e la Sicilia hanno per adeguare il sistema sanitario verso l’efficienza, se si sarà capaci di accompagnare gli investimenti alle necessarie riforme del sistema paese. Ci interessa pertanto, con questo convegno, avviare un confronto e un diffuso dibattito che coinvolga tutti i soggetti in causa: Aziende sanitarie Provinciali , gli Enti locali , i distretti sociosanitari, il terzo settore, le forze politiche territoriali, le associazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro. Una tematica così complessa e importante dovrà essere metabolizzata in armonia da tutta la comunità coinvolta , cittadini in primis, attraverso un approccio culturale e antropologico straordinario che per taluni aspetti richiederà anche una rinnovata visione ispirata a superare, tra l’altro, la sfiducia e le riserve nei confronti della sanità pubblica. Un’alleanza tra tutti i protagonisti della salute e del benessere dei cittadini del distretto che pone alla base la pari dignità tra tutte le persone. Occorre dunque un confronto a 360 gradi sulla riforma della sanità. Si tratta com’è noto di ridisegnare l’offerta sanitaria sul territorio realizzando un reticolato di servizi di base (Ospedali di comunità, consultori altamente professionalizzati, centri di salute mentale, centri di prossimità contro la povertà sanitaria. Questa è la strada per rendere efficace i livelli essenziali di assistenza e per demandare agli Ospedali le esigenze sanitarie acute, post acute e riabilitative. Va da se che in questo quadro è la casa il principale luogo di cura di prossimità il vero propulsore sociale integrato interprete dei nuovi bisogni di salute.
La ristrutturazione e la realizzazione di talune strutture funzionali al sistema dovrà completarsi entro il 2026. Le centrali operative territoriali , le case di comunità e gli Ospedali di comunità diffuse sul territorio rappresentano il filtro attraverso il quale l’ammalato sarà curato e orientato, e ove necessario, trasferito al presidio Ospedaliero per acuti. La pandemia ha reso drammatica la gestione delle risorse sanitarie e ospedaliere mettendone in evidenza i limiti e le criticità nonché le disparità territoriali soprattutto in termini di prevenzione e assistenza. La stragrande maggioranza delle patologie extra Covid sono state accantonate, lasciando al proprio destino migliaia di pazienti con gravissime ricadute a danno soprattutto per gli oncologici il tempo a disposizione è alquanto breve. E’ previsto infatti che entro il prossimo Mese di Giugno la Regione dovrà firmare con il Ministero della Salute la convenzione/contratto con il cronoprogramma. A fare da cerniera tra la Sicilia e il governo centrale c’è l’agenzia AGENAS (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) il
cui rappresentante Domenico Mantovan è stato già sentito dalla commissione sanità dell’ARS la quale . tra l’altro potrà dire la sua sulla allocazione delle strutture previste nel Pnrr. Dopo la firma il piano non potrà essere modificato e/o cambiato. Ritorna così dopo anni di smantellamento la medicina sul territorio. Almeno per il momento solo sulla carta.
Tuttavia in Sicilia sulla allocazione delle 155 case di comunità, i 44 ospedali di comunità e le 50 centrali operative territoriali sono stati individuati i siti, salvo modifiche, ma manca ad oggi la proposta organizzativa della funzione di filone strutturale senza la quale si presentano come dei contenitori vuoti.
Gli investimenti in provincia di Messina ammontano a 40 milioni di euro ma ancora prima di elencarne la dislocazione sul territorio provinciale è bene sottolineare la funzione sociale e sanitaria delle tre tipologie di strutture: Casa della comunità e della telemedicina per la presa in carico della persona bisognosa di cure; reti di prossimità strutture e telemedicina per l’assistenza territoriale ivi compreso ambiente e clima Ospedali di comunità per l’assistenza sanitaria intermedia.
Le case di comunità sono definite come luogo di prossimità presso cui i cittadini vi possono accedere e avviare il percorso di contatto con il sistema di assistenza socio/sanitaria e sanitaria: Le stesse dovranno disporre del medico h /24con presenza di infermieri e specialisti. Ne sono previste 20 nella nostra provincia le quali dovrebbero ricadere nei comuni di Brolo, Taormina, Santa Domenica Vittoria, Messina Ex Mandalari, Messina Via del Vespro, Messina Pistunina, Roccalumera, Milazzo, Valdina, Lipari, Barcellona P.G. presso l’attuale struttura della medicina di base, Montalbano Elicona, Novara di sic., Patti, San Piero Patti, Sant’Agata di Militello, Castell’Umberto, Capo D’Orlando Santo stefano di Camastra e Mistretta. Nel mentre spetta alle centrali operative territoriali il compito e le funzioni di coordinamento della presa in carico dell’ammalato e dialoga con la rete di emergenza urgenza e la rete ospedaliera ed anche sanitaria e socio/sanitaria.
Nella nostra provincia ne vengono previste sette : Messina nell’area ex Mandalari, Taormina, Milazzo, Lipari, Barcellona P.G. nell’ex Presidio Ospedaliero, , Patti e Sant’agata di Militello. E’ prevista una struttura ogni 100.000 abitanti.
Infine, gli Ospedali di Comunità i quali dovranno essere dotati di almeno 20 posti letto ogni 50-100.000 abitanti. Essi avranno una funzione intermedia e gioveranno per ricoveri brevi tanto quanto è il tempo necessario tra la presa in carico dell’ammalato e il suo eventuale trasferimento negli Ospedali per acuti. Ne vengono previsti sei in Provincia nei Comuni di Taormina, Messina, nell’area dell’ex Mandalari, Milazzo nell’ex Presidio Ospedaliero di Vaccarella, Barcellona P.G. nell’ex presidio Ospedaliero Cutroni Zodda, Patti e Sant’Agata Militello.In totale sono 33 le strutture di prossimità previste in provincia di Messina dal Pnrr sanità.
Abbiamo detto che i tempi di realizzazione della riforma organica e strutturale sono ristretti e la nostra preoccupazione è tanta, atteso che tali presidi dovranno nascere in strutture fatiscenti e abbandonate, vedi l’ex presidio di Vaccarella a Milazzo, ed altri in locali da realizzare di sana pianta. Per tali ragioni con il convegno di oggi lanciamo un percorso di incontri e confronto con tutti i soggetti in campo nella costante ricerca dell’unità di intenti soprattutto con le Istituzioni e l’Azienda sanitaria, con l’ordine dei medici convenzionati con i comitati, alcuni dei quali già esistenti anche a Barcellona per fare fronte comune affinché il piano degli interventi sia realizzato e nei tempi previsti
Ora L’emergenza pandemica sembra attenuarsi. Sono trascorsi poco più di due anni di inferno con i pronto soccorso dei vari Ospedali travolti dall’emergenza pandemica.
Se saremo capaci di governare le innovazioni e i processi e su ciò occorre scommettere, all’orizzonte c’è una sanità che cambia con il nuovo ruolo assegnato ai servizi sanitari territoriali con livelli di assistenza di prossimità. E’ questa la criticità accentuatasi negli ultimi 15 anni circa di tagli. Arretramento dal territorio, in Sicilia, talvolta ma non sempre con lo sguardo rivolto a favore dei presidi ospedalieri delle città. Il tutto a discapito, come accennato, dei livelli di assistenza domiciliare integrata e del territorio. Ora fari puntati per rispondere ai nuovi bisogni della salute e alle trasformazioni sociali e territoriali, sempre in corso. Tuttavia non mancano i nostri rilievi e le nostre preoccupazioni per la proposta di piano Pnrr esitata dalla commissione salute e sanità dell’ARS e giova sottolineare, tra l’altro, che lo stesso a differenza del piano nazionale, non prevede risorse economiche riservate all’immissione in organico di Medici e paramedici per colmare carenze sbalorditive in tutti i settori della sanità dell’isola ben sapendo che ove non si provvederà, con sollecitudine, con i fondi del Pnrr sanità oppure con fondi regionali tutto il sistema rischia l’ingovernabilità e quindi di collassare. Carenze di organico riconducibile al blocco dei concorsi ed ora aggravate dall’andata in quiescenza beneficiando della nuova normativa di numerosissimi unità lavorative.
Sanità di prossimità e nuove strutture per stare al passo con i tempi.
Cosa dire ancora, abbiamo organizzato questo confronto con il contributo di tutti, relatori in primis, per fare anche il punto sullo stato di efficienza, o di inefficienza qual è, del nostro presidio Ospedaliero Cutroni Zodda il quale si presenta agli occhi di qualche curioso, come lo è stato il sottoscritto, come una struttura desolata e in gran parte abbandonata. Reparti chiusi con la sola unità di chirurgia riaperta da qualche anno e con sei posti letto a disposizione. Fatta eccezione per il reparto Covid e del pronto soccorso anch’esso Covid,c’è tutto chiuso e il personale dei vari reparti è stato redistribuito nei presidi Ospedalieri della provincia.
Eppure il Cutroni Zodda da diversi anni è stato classificato, dal governo della regione come ospedale di base il quale avrebbe dovuto disporre dei reparti di: Medicina, Chirurgia, Riabilitazione, Neurologia emalattie infettive e prevedeva anche Ortopedia, Lungo degenza, geriatria, urologia e il pronto soccorso. Non si è fatto nulla, anzi, si è fatto di peggio con il trasferimento di diversi reparti e con la destinazione e la funzione dall’inizio della pandemia, due anni fa, di Ospedale Covid quando invece, a detta anche di diversi operatori sanitari del posto, sarebbe stato sufficiente razionalizzare e affrancare bene i locali tra quelli Covid con quelli non Covid e lasciare che l’Ospedale svolgesse regolarmente la sua funzione con i reparti funzionanti. Oltretutto così si è fatto nel resto del paese. E’ disdicevole ed abbiamo il fondato sospetto che pur di non realizzare tutti i reparti previsti in attuazione alla normativa regionale in materia e di realizzare risparmi economici si è destinato tutto il presidio a strutture Covid con locali e raparti chiusi per poi riaprire, come detto, dopo circa un anno la sola chirurgia.
Appare gravissimo e disdicevole il fatto che ad oggi non si hanno notizie sulla ripresa della piena attività di presidio Ospedaliero con i reparti previsti da Ospedale di base, per acuti, con il necessario vero pronto soccorso.
Non saprei come definire la questione. E’ certo che giorno dopo giorno si sta consumando un grande sopruso a danno del diritto alla salute dei cittadini bisognosi di cure sanitarie del nostro distretto Barcellonese. Cittadini disorientati, non sanno a chi rivolgersi e quando affrontano l’emergenza urgenza con le ambulanze non sempre medicalizzate vengono sballottati di qua e di la, con costi e disagi a carico degli stessi che lascio immaginare. Tale incresciosa situazione ha creato da tempo uno stato di subalternità nei confronti del presidio Ospedaliero di Milazzo il quale si presenta non adeguato, a partire dal pronto soccorso, a soddisfare le esigenze e il peso di una popolazione di quasi duecentomila assistiti.
Quando, due anni fa si decise di destinare il Cutroni Zodda a Presidio Covid con la chiusura di tutti i reparti, bastavano pochissime modifiche strutturali di esiguo importo per rendere autonomi e sicuri il reparto Covid dal resto dei reparti per continuare a funzionare.
Noi diciamo con convinzioni che ciò va fatto subito, con solerzia si apportino le pochissime modifiche necessarie e si riaprano i reparti previsti per l’Ospedale di base per renderli fruibili alle comunità interessate. Sarebbe un segnale e un messaggio importante e una inversione di rotta, finalmente da perseguire.
Questa non è la sanità del terzo millennio e non è la sanità che la nostra gente merita. Non si possono barattare i bisogni di cure e salute con i costi, le ristrettezze economiche e la necessità di far quadrare i costi atteso che la tutela della salute è un diritto inalienabile costituzionalmente sancito.
Prima la cura dell’ammalato poi tutto il resto. La salute non è una merce e per ciò stesso non potrà ne dovrà mai essere burocratizzata e monetizzata.
In Sicilia si spendono una gran barca di soldi per la sanità e poco funziona, basti guardare i costi della mobilità passiva riconducibili all’esercito di bisognosi di cure e interventi specialistici di un certo peso costretti a oltrepassare lo stretto , con costi sbalorditivi a carico delle casse regionali ed anche dell’ammalato a cui si aggiungono le insidie riconducibili allo stato psicologico fragile dell’ammalato stesso. Una retta passiva che lievita di anno in anno a dimostrazione che la situazione registra un costante peggioramento i cui costi si attestano sui 180 milioni l’anno. Non si potrà andare avanti così. Occorre invertire la rotta e voltare pagina.
E’ ragionevole chiedersi con le stesse somme della retta passiva quante strutture si potrebbero realizzare e quante assunzioni si potrebbero fare nell’immediato. Da decenni la nostra regione approva i piani sanitari per poi da li a poco modificarli o addirittura ritirarli secondo le sollecitazioni e la sete clientelare dei vari rappresentanti il Governo regionale Sono anche queste le ragioni per le quali la sanità in Sicilia si presenta destrutturata e impoverita di tecnologie, strutture e professionalità. Con colpevole responsabilità la centralità e la dignità della persona quale soggetto umano è stata calpestata. Spesso la gestione scellerata e di parte è stata improntata per essere funzionale al ritorno del consenso elettorale del politico di turno. Una vasta e popolosa area come quella Barcellonese, circa 90.000 abitanti, non potrà non avere un presidio con le necessarie eccellenze fuori e dentro il presidio Ospedaliero.
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